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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254902
Saltini, Guglielmo Enrico 23 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

finalmente il disegno di un gran teatro per gli spettacoli musicali e per le rappresentanze diurne, che mostrava assai nuovità nel concetto. — GIUSEPPE

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. Costruì poi nel gran cortile la magnifica scala che dà comodo accesso ai quartieri del lato sinistro, e dal breve spazio a ciò destinato, che non pareva

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architettoniche del magnifico tempio; il campanile della chiesa di Santa Croce nel 1847; i nuovi adornamenti e il gran vestibolo fatto di pianta al R

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Maria Del Fiore. Starebbe ai nostri artisti compire il gran monumento d’Arnolfo, di Giotto e del Brunellesco; e se non rimarranno inferiori a sè nel

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il gran Michelangelo avrebbe veduto avverarsi la sua profezia, se oltre la tomba si conoscessero le umane miserie.

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Superiore in merito al Carradori e di gran lunga, come quello che primo stampò un orma sicura sul nuovo campo dell’arte, fu STEFANO RICCI fiorentino

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villa Leyder a Maiano e i fregi che attualmente lavora per la facciata di Santa Croce, e le nostre lodi rimarranno di gran lunga inferiori al suo

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), apprese l’arte nello studio del Calenzuoli; ma le cose sue all’occhio degl’intelligenti rimangono di gran lunga inferiori a guelle del maestro; ed ebbe

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comparata, che in gran parte sono opera sua, come tutti dovrebbero sapere, se almeno per la storia dell’arte, si ponesse a ciascun lavoro un

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ignobilmente finire, senza nemmeno la gloria della bella morte. Abbandonata la imitazione della natura, e la scelta di quel bello, che in gran parte nel

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conto. Più che altro si occupò di ritratti e, buoni o cattivi, ne fece a quanti forestieri capitarono in città; ed acquistò fama grandissima in gran

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tutti costoro avessero allora gran nome, oggi appena se ne ricordano le fatiche.

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pittore la commissione d’un altro gran quadro per la cappella della Madonna nella cattedrale d’Arezzo, esprimente il trionfo di Giuditta sull’ucciso

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quadri che fece poi pei marchesi Capponi, di cui fu particolare creato, esprimendo nel primo, Piero gran cittadino di quella illustre casata, che

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principii dell’arte, giovinetto ancora concorse ai temi proposti dall’Accademia milanese, e due volte ottenne il premio; la prima (1805) con un gran

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sala del palazzo Estherazy a Vienna, ove rappresentò Giove e gran parte dell’Olimpo; ma tornato in patria, si dette ben presto ai soggetti storici e

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Rimini, gran quadro condotto sopra un bozzetto del padre suo; poi terminò, rifacendola in parte, la tela che gli fa riscontro, cominciata già, come

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. Il suo gran quadro della morte di Ernesto Cairoli alla battaglia di Varese (1859) ha una bella composizione e un ben calcolato effetto. Dipinse anche

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, che i miglioramenti ottenuti nel lavorar di commesso in sul finire del secolo passato e nel presente, devonsi in gran parte alla famiglia Siries

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poco fece nè cose di gran conto. Appartengono pure a questo periodo i fiorentini — ANTONIO GREGORI fratello di Ferdinando, che ebbe una certa dolcezza

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perfezione, e adoperato anche insieme coll’intaglio cosi detto di gran genere. I suoi lavori, da lui condotti con rara facilità, vuolsi che sommino a

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così detto Caffeaus nel giardino di Boboli, eretto nel 1776, e dal quale si offre allo sguardo gran parte della sottoposta Firenze e dei suoi contorni

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Bagno Regio, elegante fabbricato ridotto poi ad uso di ospedale, e il cosi detto Stabilimento del Tettuccio, che comprende il gran cratere, donde

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